Siamo in 7 miliardi sul pianeta e senza essere veggenti, potremmo dire che entro 100 anni avremo 7 miliardi di morti e forse anche qualcuno in più tutti frutto del potenziale fallimento delle cure mediche? Per qualche momento ci siamo illusi che la medicina potesse darci la ricetta dell'immortalità, grazie ai farmaci ed alla ricerca possiamo eliminare il dolore dalla nostra vita?
Non è così.
Nessuno è esente dalla sofferenza.
Possiamo migliorare la qualità di vita, ma prima o poi tutti dovremo morire.
I nostri cari dovranno morire.
L'educazione alla morte deve far parte dei compiti genitoriali senza demandare alla scuola o ai medici o agli infermieri o ad altri, un compito proprio della famiglia.
La morte purtroppo è parte della nostra realtà. Il lutto è un'esperienza psicologica dolorosa inevitabile, che vissuto nel modo giusto può renderci fratelli.
Morire a 100 anni è diverso che morire a 12, morire dopo una malattia è più accettabile che morire in relazione ad un trauma.
Queste ed altre riflessioni sono oggetto di questo saggio, che non pretende di essere un'opera esauriente ma semplicemente un possibile aiuto per chi sta vivendo l'esperienza dolorosa della morte di un congiunto o della propria stessa morte.