John Coltrane stravolse la storia del jazz rivoluzionando la regolarità armonica ed innervando la sua musica di afflati spirituali. Era un bambino - ricordava sua cugina - dispettoso e caustico, ma riflessivo. E così sarebbe rimasto, nel corso di una carriera breve ma compensata da una lunga discografia e da esibizioni memorabili: dispettoso, visionario ed insofferente verso gli schemi e le etichette, sempre pronto a deviare il flusso delle convenzioni. Coltrane, il Passo del Gigante non è la storia del sassofonista jazz più importante di tutti i tempi, non è un'ennesima biografia, una raccolta di curiosità, dichiarazioni e aneddoti, non mancano neppure quelli, ma è essenzialmente la storia della sua discografia. La figura di Coltrane è ricostruita attraverso i dischi ed il suo difficile ma proficuo rapporto con Miles Davis e Thelonius Monk: il sassofonista di Filadelfia è stato determinante in molte sessioni dove compariva come semplice sideman. La sua lunga discografia, per l'ascoltatore meno esperto, potrebbe apparire come una sorta di corsa ad ostacoli dove, man mano che si procede nel tragitto, le difficoltà aumentano. Per contro, tutto ciò è inversamente proporzionale al grado di maturità espressiva e compositiva del sassofonista. Per una facile comprensione, tale discografia va spacchettata e suddivisa in almeno cinque differenti periodi, che segnano altrettante tappe del Trane-pensiero, fissando alcuni precisi punti di ancoraggio in quello che potrebbe essere, diversamente, un mare magnum, nel quale risulterebbe difficile districarsi o trovare un approdo.